APNEE NOTTURNE, DIFFICOLTA’ COGNITIVO-COMPORTAMENTALI, RESPIRAZIONE A BOCCA APERTA NEL BAMBINO POST-MODERNO – terza parte

By: | Tags: | Comments: 0 | settembre 23rd, 2019

Riassunto: in questa terza parte dell’articolo spieghiamo i presupposti teorici per cui siamo arrivati all’ipotesi che esponiamo, cioè che

1) possiamo imparare a legare i nostri sistemi neuroendocrini di appagamento ad esperienze edificanti ed umane, oppure ad abitudini necessarie a superare il vuoto che ci lascia un abbandono emotivo nell’infanzia, ma che prima o poi ci causeranno una dipendenza;

2) il bambino fa uso del succhiamento non nutritivo di dita, ciucci, labbro inferiore come surrogato affettivo dell’attaccamento deficitario con la madre. Il succhiamento non nutritivo e’ un’abitudine viziata tipica del bambino adenoideo post industriale, ma anche il  prototipo delle (tossico)dipendenze con cui il futuro adulto post industriale cerchera’ di ottundere l’emergenza percettiva e la consapevolezza del suo personale vuoto interiore.

E’ essenziale che la corteccia prefrontale di ogni individuo, che mitiga le nostre paure e le nostre passioni contribuendo a contenerne le reazioni, possa strutturarsi fisiologicamente nel corso dell’infanzia. Perche’ questo succeda, i genitori devono essere presenti alle temporanee crisi che seguono alle inevitabili ferite dell’infanzia; contemporaneamente, non devono essere a portata di mano dei bambini strumenti di contenimento artificiale del senso di vuoto che segue alle ferite (ciucci, biberon, ma anche cibi spazzatura, smartphones, televisori ecc.). Il bambino deve imparare a gestire fisiologicamente il “male di vivere”, grazie alla presenza empatica, all’aiuto e all’esempio dei genitori (almeno della mamma, fino ai 2 anni), finche’ non si e’ strutturata sufficientemente la corteccia prefrontale, che serve a cognitivizzare le esperienze  e organizzare i comportamenti utili a gestire le situazioni frustranti in modo via via piu’ autonomo.

Diversamente, la societa’ si riempie, come è già avvenuto, di individui sempre piu’ sociopatici, egoisti, tossicodipendenti, incapaci di controllare le proprie passioni (paura, tristezza, rabbia, vergogna, senso di colpa), di interpretare correttamente le intenzioni e le emozioni degli altri, con ridotte capacita’ empatiche, che nell’altro vedranno il nemico. Il fisiologico sviluppo della corteccia prefrontale è essenziale per gestire opportunamente le proprie passioni (dalla Chiesa Cattolica tradizionalmente denominate “vizi”; noi preferiamo il termine “dipendenze”), e di sfruttarle per conoscere se stessi.

In una comunita’ di psicosociopatici che lottano tutti contro tutti, gli unici che ci guadagnano saranno gli oligarchi a capo della societa’ pseudodemocratica descritta in romanzi come 1984 di George Orwell. L’interesse di tale oligarchia è implementare i vizi dei sottoposti, per poterne gestire le vite in maniera ingegnerizzata. In questo senso, la madre di tutte le passioni (=”vizi”, “dipendenze”) è la distorsione dell’attaccamento madre-figlio.

“Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.”

J. R. R. Tolkien.

 

IL FALLIMENTO DELL’ACCUDIMENTO EMPATICO (MATERNAL-INFANT ATTACHMENT) E LO SVILUPPO DELLA PRIMA ABITUDINE VIZIATA: IL SUCCHIAMENTO NON NUTRITIVO

Come possiamo definire le abitudini viziate? Quale rapporto hanno con le dipendenze? E con l’attaccamento materno?

Il vocabolario riporta il seguente significato di “abitudine” : tendenza alla continuazione o ripetizione di un determinato comportamento, collegabile a fattori naturali o acquisiti e riconducibile al concetto di consuetudine o di assuefazione.

Alla parola assuefazione il vocabolario si esprime così: abitudine contratta in modo definitivo; part., lo stato raggiunto dall’organismo quando la somministrazione continua di un farmaco ne diminuisce, o addirittura ne annulla, l’efficacia: a. (dell’organismo) alla droga, quella che ne determina la dipendenza fisica.

È significativo il fatto che, dovendo dare un esempio di assuefazione, il vocabolario nomini la droga a scopo esemplificativo. Il collegamento tra la droga e le dipendenze viene spontaneo e, anzi, è paradigmatico.

L’abitudine viziata di cui vogliamo parlare è quella del succhiamento non nutritivo dei bambini che, quando  protratto nel tempo, risulta essere uno dei tratti  tipici dell’adenoidismo.

 

Sulla sinistra, la tipica dentatura da succhiamento del dito e, sulla destra, la tipica “faccia da adenoidi” o facies adenoidea. Si tratta in realta’ dello stesso tipo di individui, visti dal punto di vista dei denti e della morfologia facciale generale.

 

Una abitudine viziata si configura come dipendenza quando l’impossibilita’ di farvi ricorso determina una crisi di astinenza. Un’abitudine viziata ha inizio quando questa apporta un guadagno nell’economia generale dell’individuo. In genere i guadagni sono nell’ambito del senso di sicurezza e di adeguatezza; questo ovviamente ha implicazioni e riflessi da tutti i punti di vista considerabili (psicologico, neurologico, ormonale, immunologico ecc.). Altrettanto ovviamente ogni abitudine viziata, soprattutto quando genera dipendenza, ha anche degli effetti collaterali, che in genere si evidenziano a distanza di tempo, a differenza dei guadagni che invece sono quasi sempre immediati ma di breve durata.

Uno studio ha evidenziato che i bambini prematuri che succhiano il dito o il ciuccio hanno mediamente tempi di ospedalizzazione piu’ brevi. Si e’ notato infatti che il succhiamento non nutritivo, riducendo il tempo e l’energia impiegati nel pianto disperato, ottimizza il battito cardiaco e il ritmo respiratorio. Si e’ notato che il succhiamento non nutritivo e’ efficace anche per aumentare il ritmo cardiaco, come quando il bambino fa i capricci perche’ e’ annoiato; inoltre, riducendo la velocita’ della peristalsi intestinale, permette ai bambini di digerire piu’ facilmente.

Ulteriori studi di confronto tra bambini succhiatori e non succhiatori hanno permesso di stabilire, come tendenza generale, che i succhiatori diventano emozionalmente indipendenti con maggiore rapidita’. I succhiatori sembrano avere maggiore sicurezza e piu’ facilmente accettano di giocare da soli. Quando si sentono soli sanno che possono succhiare un po’ e cosi’ si tranquillizzano autonomamente.

Se questo determina un vantaggio entro i primi 3 anni, sia per il bambino che impara ad autogestirsi anche se e’ lasciato a se’ stesso, sia per i genitori che in questo modo non sono costretti  a dedicargli tutto il tempo che sarebbe necessario, questo ha degli effetti collaterali, tra i quali lo sviluppo dell’adenoidismo col suo corteo molto ampio di sintomi e, possiamo ora ipotizzarlo sulla base di non pochi dati, l’alterazione della struttura della personalita’.

I bambini di 4 o 5 anni non hanno necessariamente bisogno di succhiare per recurare uno stato emozionale positivo, perche’ dovrebbero aver imparato diverse strategie per poter placare stati di ansia, rabbia, paura, tristezza. Possono spostarsi in un’altra stanza, possono cambiare gioco, correre ad abbracciare mamma o papa’, possono addentare una mela, il tutto autonomamente. Il problema si manifesta quando, piuttosto che dedicarsi ad una o piu’ di queste attivita’…. continuano ad affidarsi al succhiamento  del dito, del ciuccio o, piu’ spesso, del labbro inferiore.

 

Il succhiamento del labbro inferiore e’ attualmente la prima scelta tra i bambini italiani contemporanei come “strumento” da usare per il succhiamento non nutritivo, superando di gran lunga il ciuccio, che entro una certa eta’ viene abbandonato, o il dito, che addirittura viene demonizzato in molte famiglie in quanto e’ noto che “il succhiamento del pollice stringe il palato e storce i denti”. Cosi’ i bambini hanno imparato a succhiare il labbro. Solitamente i genitori non arrivano a pensare che il labbro abbia lo stesso effetto del pollice e cosi’, non incalzato, il bambino puo’ continuare a succhiare indisturbato.

 

Perche’ continuano, visto che ormai hanno imparato strategie piu’ evolute per pacificarsi e hanno i mezzi per poterle mettere in atto?

Perche’ una dipendenza acquisita e’ il modo piu’ rapido per ottenere una ricompensa, anche se effimera. E’ la strada in discesa, la via di minore resistenza, la coperta di Linus. Gli effetti collaterali si vedono cosi’ a distanza che nemmeno viene spontaneo metterli in relazione con essa. Tutta la gestione autonoma dell’economia dell’individuo viene impostata sul fatto che esiste la dipendenza, e che questa puo’ dare una parvenza di pienezza in caso di vuoto, o una parvenza di ricompensa in caso di avversita’.

Per rendere piu’ chiaro come questa dinamica possa avvenire dobbiamo fornire alcune informazioni su alcuni aspetti neurologici ed endocrini tipici delle dipendenze.

 

L”OSSITOCINA, LE DUE VIE DELLA DOPAMINA, LA SEROTONINA

Come abbiamo anticipato nella seconda parte di questo articolo (https://www.aipro.info/2019/09/21/apnee-notturne-difficolta-cognitivo-comportamentali-respirazione-a-bocca-aperta-nel-bambino-post-industriale-seconda-parte/), l’ossitocina e’ una specie di “ormone dell’amore” che viene prodotto nella mamma prima, durante e dopo il parto in risposta alle contrazioni uterine e, successivamente, alle stimolazioni dovute all’allattamento, alle carezze, all’odore del bambino, o semplicemente anche al vederlo ridere. L’ossitocina fa si’ che gli interessi quotidiani della mamma perdano i contorni e l’importanza che normalmente hanno e tutta l’attenzione venga riversata sul bambino.

L’ossitocina svolge il proprio lavoro ormonale in sinergia col sistema della dopamina. La dopamina e’ un ormone/neurotrasmettitore legato al senso di ricompensa, motivazione, gratificazione, che emerge in seguito ad una determinata azione (sesso, cibo buono, acqua, sostanze stupefacenti, ascolto della musica ecc.). Il termine dopamina significa “amina del doping”, dove “to dope” in inglese significa, letteralmente, drogarsi. La dopamina è prodotta in due piccole aree del cervello: la substantia nigra e l’area tegmentale ventrale. Da qui la dopamina raggiunge i suoi bersagli attraverso due strade principali.

 

Il sistema della dopamina, o “sistema della ricompensa”, prevede due strade preferenziali: l’una e’ il sistema mesocorticolimbico (collegato alla corteccia prefrontale mediale), l’altra il sistema nigrostriato (collegato alla corteccia prefrontale dorsolaterale).

 

Lo sviluppo dei due sistemi dopaminergici e’ influenzato dalle esperienze precoci che coinvolgono, soprattutto, l’attaccamento madre-bambino. In condizioni di attaccamento sfavorevole con abbandono emotivo (vedi seconda parte di questo articolo, https://www.aipro.info/2019/09/21/apnee-notturne-difficolta-cognitivo-comportamentali-respirazione-a-bocca-aperta-nel-bambino-post-industriale-seconda-parte/) , l’evoluzione del sistema della dopamina, nel suo insieme, subisce delle alterazioni che rendono addirittura probabile la ricerca di abitudini viziate nel bambino e di vari tipi di dipendenza (anche da sostanze) nell’adulto.

Quindi si puo’ dire che il tipo di precoci esperienze di contatto, di accudimento, di attaccamento in primo luogo con la mamma e, secondariamente, con le altre figure familiari, modella sia il sistema dell’ossitocina che della dopamina. L’individuo crea cosi’, attraverso l’uso e l’esperienza,  i suoi sistemi ossitocinergico e dopaminergico personali; questi sistemi, dalla forma personalizzata, verranno ricosciuti tramite l’uso e usati tramite il riconoscimento per il resto della vita (a meno che non si vadano a modificare certe “carte in tavola”).

Bassi livelli di attaccamento e di accudimento empatico nell’infanzia modellano il sistema dopaminergico del futuro adulto in modo tale che, nell’attraversare un momento di stress, ricerchi immediatamente la gratificazione attraverso un “qualcosa” che generi come effetto endocrino un picco di dopamina.

Si avra’ anche un maggiore rischio di cadere in uno stato di dipendenza da sostanze. Viceversa, se l’attaccamento e l’accudimento empatico sono andati bene (=attaccamento “sicuro”), il sistema dopaminergico si modellera’ in modo favorevole e il futuro adulto, diventato genitore, assocera’ la secrezione di dopamina al senso di completezza, all’affetto e all’amore che provengono dal contatto epidermico col proprio bambino, dai suoi sorrisi, dal piacere di fargli il bagnetto o le coccole. Insomma l’adulto con un’esperienza favorevole di attaccamento nell’infanzia, si sentira’ ricompensato, motivato, gratificato (e quindi produrra’ dopamina) a contatto con situazioni empatiche, di contatto umano, di dono, ma anche con l’ arte non decadente, con esperienze puramente religiose, o con altre situazioni in cui si possa godere della natura non contaminata dall’artificio o dalla tecnologia.

Le precoci esperienze di attaccamento programmano i sistemi ossitocinergico e dopaminergico gia’ nell’infanzia; sulla base di questa programmazione si determinera’ il comportamento piu’ o meno empatico del futuro adulto ormai a sua volta genitore. Il carattere individuale deriva dall’ “assemblaggio” del tutto personale che ogni individuo compone a partire dalla reazione alle azioni vissute e subite nella prima infanzia. Precoci esperienze negative nell’attaccamento infantile predispongono (sottolineiamo che qui si indica una tendenza, non una sentenza di condanna !) una futura mamma ad abbandonare emotivamente il suo futuro bambino.

La gestazione, il parto, l’allattamento aumentano epigeneticamente il numero di recettori per l’ossitocina e per la dopamina nelle aree cerebrali collegate con le funzioni dell’attaccamento (ipotalamo e tutto il sistema mesocorticolimbico). Contemporaneamente aumenta il livello di produzione di ossitocina e dopamina. Tutta l’ossitocina prodotta avrebbe addirittura come effetto la capacita’ di ridurre la necessita’ di sostanze stupefacenti e aumentare la facilita’ di gestione delle crisi di astinenza nella mamma tossicodipendente.

In condizioni fisiologiche la vista e l’odore del bambino, le sue vocalizzazioni e il suo contatto epidermico attivano il sistema dopaminergico di ricompensa; questa reazione neurologica si rafforza nell’intensita’ e nel ricordo ad ogni successiva esperienza e stratifica nel sistema nervoso della mamma (ma anche nel bambino, che in futuro sara’ un certo tipo di genitore in base al significato che dara’ a queste esperienze) l’associazione “cura del bambino = gratificazione”.

Si ipotizza che l’utilizzo delle due possibili vie dopaminergiche, la mesocorticolimbica e la nigrostriata, venga utilizzato preferenzialmente a seconda del tipo di attaccamento che ha avuto la madre nell’infanzia. Le madri con attaccamento sicuro sembrano attivare anche lo striato ventrale (via mesocorticolimbica) nel vedere il proprio bimbo piangere, mentre le madri ad attaccamento insicuro attivano maggiormente la via nigrostriata e poco la mesocorticolimbica, oltre che mostrare una ridotta produzione di ossitocina sia perifericamente che centralmente (ipotalamo), cosa che puo’ spiegare il minor coinvolgimento nel vedere il proprio bambino rispetto alle madri con attaccamento sicuro.

Tutto questo tende ad essere trasmesso dai genitori ai figli. Il fatto che i padri vengano nominati relativamente meno nel nostro discorso non deve ingannare, perche’ anche loro come madre e bambino sono coinvolti nelle dinamiche di ossitocina, dopamina e reazione plastica del sistema nervoso prima, durante e dopo la nascita. Nei maschi comunque l’ormone della “paternità” e del “senso di protezione” sembra essere, piuttosto, la vasopressina.

 

Modello delle risposte cerebrali materne ai segnali del bambino, in termini di produzione ormonale. Si ipotizza che le vie di attivazione siano diverse in funzione dei diversi pattern di attaccamento nell’adulto, sicuro oppure insicuro/rifiutante.

 

Il bambino e’ in grado di sentire la qualita’ dell’attaccamento da parte dei genitori. Sa rendersi conto se l’accudimento che riceve e’ di “alta qualità”, ossia contestuale a un generoso rilascio degli ormoni dell’amore e della ricompensa. In caso contrario il bambino se ne accorge ben piu’ dei genitori (che se non sanno essere presenti al proprio bambino non sono nemmeno molto a contatto con le proprie emozioni). Un accudimento non ottimale e’ vissuto dal bambino come una forma di stress, fino alla ferita da rifiuto o abbandono. Cio’ causa un rilascio su base cronica dell’ormone del pericolo (attacco o fuga = cortisolo) che danneggia la struttura della corteccia prefrontale in formazione.

 

La via dell’ormone dello stress, il cortisolo, ha sempre e comunque a che fare con la corteccia prefrontale.

 

 

E’ importante sottolineare che alti livelli di ossitocina inibiscono la tolleranza agli oppioidi (gli ormoni/neurotrasmettitori endogeni/esogeni della “soddisfazione effimera e solitaria”), spostando la ricerca della gratificazione dalla solitudine alla comunita’ (come quella che si ha in famiglia).

Al contrario l’uso di mezzi o strumenti che dia come risultato l’aumento della dopamina e/o degli oppioidi, come una abitudine viziata che finisce per dare dipendenza, allontana dalla ricerca comunitaria (familiare o amicale) della gratificazione. Per questo i bambini che succhiano dita e ciuccio diventano indipendenti piu’ rapidamente. In questo senso la loro precoce indipendenza emotiva, piu’ che un guadagno, e’ segno che la solitudine e l’abbandono hanno dato i loro tristi, precoci, frutti.

Il potenziale di “allontanamento dalle esperienze empatiche” e’ maggiore per le droghe commerciali (sia sostanze propriamente dette come alcolici, stupefacenti, tabacco, sia strumenti ad effetto assuefacente simile a quello della droga, come ad esempio gli smartphones e la pornografia). Il nostro sistema politico-economico, pur da sempre nascosto dietro parvenze democratiche e liberali, promuove sia direttamente sia indirettamente l’uso di droghe commerciali. Il tutto al fine di ottenere il suddito ideale, ossia quello che, provenendo da una famiglia che di generazione in generazione si trasmette epigeneticamente l’inefficienza delle strutture cerebrali che permettono di intendere e di volere, non puo’ opporre resistenza alcuna ai desiderata degli oligarchi che lo vogliono zombiezzato, senza lavoro, senza famiglia, senza casa, e assuefatto a vita ad uno dei vizi (dipendenze) di cui guarda caso detengono il monopolio.

In questo senso, lo stato massonico dell’usura (G. Accame, “Ezra Pound economista. Contro l’usura”, ed. Settimo Sigillo, 1995; Giacinto Auriti, “Il paese dell’utopia”, Tabula Fati, 2003; M. Blondt, “Schiavi delle banche”, Effedieffe 2004; G. Coogan, “I creatori di moneta”, Edizioni di Ar 1997; G. Simmel, “Filosofia del denaro”, Utet 1984; Adam Smith, “La ricchezza delle nazioni”, Newton & Compton 1976; Bruno Tarquini, “La banca, la moneta e l’usura. La costituzione tradita”, Controcorrente, 2001; S. Tommaso d’Aquino, “Summa theologica”; Francesco Filini, “Il segreto della moneta”, Solfanelli 2018), emerso dopo la Rivoluzione Francese, si era già accorto che il lobo frontale del cervello esercita una funzione-chiave, essendo al crocevia tra le emozioni, la loro interpretazione e la decisione dell’azione da intraprendere (infatti l’introduzione della lobotomia prefrontale risale al Diciannovesimo secolo, il secolo massonico e della scienza massonica per eccellenza). Qualsiasi cosa danneggi potenzialmente il lobo frontale, sia essa la respirazione orale, le apnee notturne, l’ADHD, il succhiamento non nutritivo, le droghe, il cibo spazzatura, gli smartphones, la pornografia o tutte queste cose insieme, contribuisce ad avvantaggiare l’oligarchia dell’usura nei confronti della gente che vive e lavora per davvero, perche’ piu’ il lobo frontale e’ danneggiato, piu’ il suddito e’ ideale. Come leggiamo in wikipedia,la lobotomia prefrontale era un intervento di psicochirurgia… Consisteva nel recidere le connessioni della corteccia prefrontale dell’encefalo… Il risultato più riscontrato era il cambiamento radicale della personalità. La lobotomia era usata in passato per trattare una vasta gamma di malattie psichiatriche come la schizofrenia, la depressione, la psicosi maniaco-depressiva o disturbi derivati dall’ansia… La lobotomia è stata a lungo criticata da esponenti del settore medico. Con l’avvento negli anni cinquanta della clorpromazina, tale pratica cominciò ad essere considerata barbarica e cadde rapidamente in disuso. Nel 1977, il Congresso degli Stati Uniti creò la Commissione Nazionale per la Protezione dei Soggetti Umani della Ricerca Biomedica e Comportamentale (National Committee for the Protection of Human Subjects of Biomedical and Behavioral Research) che aveva il compito di indagare sui rapporti tra la psicochirurgia, incluse le tecniche della lobotomia, e la possibilità che fosse utilizzata per controllare le minoranze e restringere i diritti individuali, così come il fatto che potesse avere degli effetti eticamente non corretti… (https://it.wikipedia.org/wiki/Lobotomia).

Ancora, sugli effetti della lobotomia chirurgica:  A evidenziare, per la prima volta, come la manipolazione chirurgica del cervello calmasse in qualche modo i pazienti da manicomio, fu un medico svizzero di nome Gottlieb Burkhardt. Era il lontano 1880. In genere, subito al termine dell’intervento di lobotomia, i pazienti risultavano storditi, confusi e smodati… Lo psichiatra britannico Maurice Partridge, che ha analizzato gli esiti della lobotomia su più di 300 pazienti, affermava che i miglioramenti derivanti dalla suddetta pratica neurochirurgica dipendevano da “una riduzione della complessità della vita psichica” dell’individuo.
Per definire la leucotomia prefrontale e i suoi risultati, l’americano Walter Jackson Freeman II, uno dei principali praticanti la lobotomia tra gli anni ’40 e gli anni ’50, coniò il termine di “infanzia indotta chirurgicamente”. Freeman optò per questa terminologia, perché era convinto che, dopo l’intervento, i pazienti tornassero ad acquisire una “personalità infantile”. Sempre secondo le idee di Freeman, la regressione della personalità era il punto di partenza per la guarigione: è più facile, infatti, influenzare e correggere i comportamenti di un bambino che non quelli di un adulto. Nella maggior parte dei casi, la lobotomia comportava un calo della spontaneità, della reattività, della consapevolezza di sé, dell’autocontrollo e dell’iniziativa, una spiccata tendenza all’inerzia, un assopimento dell’emotività e una restrizione delle capacità intellettive.” (Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/lobotomia.html).

In molti si sono accorti della maggiore labilita’ mentale e comportamentale in particolare delle generazioni successive all’ultima guerra mondiale. E’ estremamente probabile che la massiccia fornitura al consumo di sostanze, strumenti e attivita’ atte a creare stati di dipendenza cronici, cosi’ come e’ avvenuto dall’avvento del capitalismo o societa’ dell’usura protetta dallo stato, possa indurre un danno funzionale subclinico al lobo frontale (corteccia frontale e prefrontale) capace di trasmettersi da una generazione all’altra su base epigenetica. Cio’ si traduce, tre o quattro generazioni dopo, nell’ottenimento tecnologicamente indolore e politicamente corretto di una popolazione di idioti ben lieti di essere tali. Per avere un’idea del risultato, consigliamo la visione del divertente film “Idiocracy”, che piu’ che un film di fantascienza sembra un documentario.

 

“Idiocracy”, film del 2006 diretto da Mike Judge (lo stesso autore della serie televisiva Beavis and Butthead), e’ una commedia dall’ambientazione distopica in un futuro in cui la popolazione mondiale e’ diventata abnormente stupida a causa della fiducia incondizionata nella tecnologia e nell’oligarchia innominata che la gestisce. Il livello di intelligenza medio raggiunge livelli talmente bassi da mettere a rischio la sopravvivenza del genere umano. L’eroe che viene in aiuto dal passato, cioe’ dal nostro presente, e’ uno che verrebbe considerato mediamente come un imbecille; eppure , in quel futuro, appare alla gente come uno dei massimi geni che l’umanita’ abbia mai espresso.

 

Non e’ per caso che, nell’ultimo secolo, i genitori siano stati plagiati dagli “esperti” ad ignorare il richiamo all’accudimento empatico dei propri figli. Meglio dell’affetto naturale c’e’ sempre stato un qualche latte artificiale, un qualche ciuccio, un qualche biberon… e oggi non e’ diverso, soprattutto per il fiorente e remunerativo commercio dei latti di crescita.

Il succhiamento non nutritivo, la prima abitudine viziata con capacita’ di assuefazione (dipendenza), puo’ indurre la produzione di oppiodi endogeni che tranquillizzano e aiutano a venir fuori da una situazione di incomprensione, abbandono, rifiuto.

Il succhiamento non nutritivo, dunque, e’ la prima occasione di sviluppare dipendenza nella storia personale dell’individuo moderno, e incide il solco pilota che porta alle successive, quelle dell’adulto, passando per gli smartphones dei bambini cresciuti e per la pornografia online degli adolescenti. Quando l’individuo e’ stato isolato e atomizzato, al punto da dimenticare il suo fine biologico, quello di crearsi una famiglia, e’ ormai il suddito perfetto della societa’ dell’usura e della droga in cui ci troviamo a vivere.

Oltre ad impedire la piena competenza emotiva (ricordiamo che uno strumento o un’attivita’ che da’ dipendenza serve ad affrontare e superare “in solitaria” un difficile momento di ansia o depressione), il succhiamento non nutritivo costringe i muscoli mimici ad una innaturale restrizione dei movimenti. Di come questo sia collegato con la caratteristica forma che viene ad assumere il profilo, la lunghezza facciale e la dentatura abbiamo discusso ampiamente nel nostro sito www.aipro.info e in due libri, (“Il giusto respiro”, Il Leone Verde 2013;Adenoidismo. La relazione dimenticata tra sistema endocrino, sistema immunitario, respirazione e giusta crescita”, Physiomed 2017).

Ci interessa sottolineare in questa sede che la faccia e’ la controparte muscolare dell’emozione per cui cio’ che blocca l’estrinsecarsi del movimento interferisce con l’espressione emotiva, e viceversa. Soprattutto nei bambini maschi, maggiore e’ l’uso diurno del ciuccio, o comunque del succhiamento non nutritivo, maggiore l’incompetenza emotiva.

E’ stato verificato che la piena capacita’ nei movimenti della faccia e’ necessaria non solo per essere presenti alla propria vita emozionale, ma anche per interagire e sentire quella degli altri. All’aumentare della mobilita’ facciale aumenta anche la presenza empatica (Niedenthal 2007, Mojzisch et al. 2006, Niedenthal, Brauer, Halberstadt, &Innes-Ker 2001, Maringer, Krumhuber, Fischer, & Niedenthal, 2011; Stel & Van Knippenberg, 2008, Sonnby-Borgstro ̈m 2002, Hennenlotter et al., 2005; Neal & Chartrand, 2011). Qualsiasi cosa riduca la libera motilita’ facciale, come anche le iniezioni di tossina botulina a scopo estetico, riduce potenzialmente la capacita’ di sentire le emozioni nostre e quelle degli altri; senza contare che rende piu’ difficile l’intelligibilita’ dei propri stati d’animo da parte di chi ci osserva. Un genitore poco incline alla pazienza nell’ascoltare il proprio bambino potrebbe capirlo ancora meno quando usa il ciuccio, irritarsi ed allontanarsene ulteriormente.

Il ciuccio o biberon spesso viene “applicato” in bocca al bambino proprio nel momento in cui sta per impiegare la mimica e/o le vocalizzazioni per esprimersi. Con un meccanismo pavloviano il bambino viene incanalato in un imbuto di associazioni nefaste per la sua esistenza psichica ed emotiva, del tipo: “la mia voce o la mia esistenza non interessano i miei genitori”, oppure “non merito di essere ascoltato”, “sono brutto e cattivo e per questo non mi prestano attenzione”, infine che e’ opportuno rinunciare all’espressione di se stessi, e che per superare l’insoddisfazione conseguente a questa rinuncia e’ possibile ottundere il proprio essere drogandosi. Cio’ porta dritti allo strutturarsi di un tipo di individuo che, con grande efficacia descrittiva, gli anglosassoni chiamano “sucker” (lett., “succhiatore”).

Il succhiamento non nutritivo e’ molto pericoloso entro i primi 3 anni di vita per la sua capacita’ di indurre successive dipendenze. Entro questa eta’ si completa l’attaccamento al padre, modellatosi su quello alla madre che si realizza entro i primi 18 mesi. Nei primi 3 anni di vita le numerosissime esperienze, registrate tumultuosamente dal giovanissimo sistema nervoso, producono una quantita’ enorme di collegamenti neurali: piu’ di mezzo milione di sinapsi al secondo. Probabilmente anche per mancanza di volume sufficiente verso i 3 anni si effettua una scelta: le sinapsi che convogliano azioni e reazioni legate ad esperienze piu’ frequenti, piu’ utili o piu’ coinvolgenti vengono conservate, mentre le altre vengono “potate” (“pruning”). Pertanto, se entro questo tempo l’esperienza del succhiamento non nutritivo e’ stata impiegata ripetutamente al punto da meritarsi la “promozione”, lo schema di movimento facciale e lo schema emozionale ad essa collegati verranno conservati e ricordati (Gallimberti, “C’era una volta un bambino… Le basi neuroscientifiche del buon senso”, Book Editore)

Si puo’ipotizzare con buona approssimazione che il rischio per lo sviluppo di future tossicodipendenze e/o di deficit associati ad ADHD e/o a disturbo bordeline di personalita’ (adulti) sia tanto maggiore quanto piu’ nell’infanzia si e’ associato al succhiamento la dipendenza da smartphone, e nell’adolescenza quella da pornografia online. Il risultato sara’ un tipo di adulto puntualmente descritto dai moderni cartoni decadenti quali i “Simpsons” o “Beavis and Butthead”.

 

I Simpson e Beavis and Butthead sono esempi, dalla cultura pop, di come abbiamo barattato la nostra natura umana per un piatto di spazzatura.

 

Gli effetti deleteri della dipendenza da smartphone sono aggravati dall’uso notturno con riduzione delle ore dedicate al sonno. Poiche’ il sonno, lo ricordiamo, serve anche a far riposare e ricaricare la corteccia prefrontale, quella che piu’ soffre in caso di OSAS, ADHD, abbandono emotivo ecc., non c’e’ niente di peggio nell’infanzia dell’occupare la notte con l’uso del telefonino e il giorno con il ciuccio, il dito o il labbro.

 

IL RAPPORTO DIFFERENZIALE TRA DOPAMINA E SEROTONINA: PERCHE’ IL SUCCHIAMENTO NON NUTRITIVO E’ IL PRIMO PASSO VERSO LE DIPENDENZE E LA RIDOTTA CAPACITA’ DI VOLERE.

La societa’ moderna, basata sulla prevalenza dell’usura corporativizzata sulla comunita’  dei lavoratori che producono beni e servizi reali (G. Accame, “Ezra Pound economista. Contro l’usura”, ed. Settimo Sigillo, 1995; Giacinto Auriti, “Il paese dell’utopia”, Tabula Fati, 2003; M. Blondt, “Schiavi delle banche”, Effedieffe 2004; G. Coogan, “I creatori di moneta”, Edizioni di Ar 1997; G. Simmel, “Filosofia del denaro”, Utet 1984; Adam Smith, “La ricchezza delle nazioni”, Newton & Compton 1976; Bruno Tarquini, “La banca, la moneta e l’usura. La costituzione tradita”, Controcorrente, 2001; S. Tommaso d’Aquino, “Summa theologica”; Francesco Filini, “Il segreto della moneta”, Solfanelli 2018), genera adulti che non sono padroni del loro tempo, delle loro iniziative, delle loro vite. Mentre le preoccupazioni, le frustrazioni e i motivi di insoddisfazione sono moltissimi e crescono sempre piu’, si accresce nel contempo la consapevolezza che queste tensioni sarebbero evitabili, in un numero sempre maggiore di persone non affette da libido dominandi, ossia dalla brama continua di sottomettere gli altri per provare l’ebbrezza del potere, originata a sua volta dalla propria infanzia deviata (E. Michael Jones, “Libido dominandi”, St Augustine Pr Inc, 2000).

Adulti preoccupati, incerti del domani, incapaci di essere soddisfatti fino in fondo al pensiero di pericoli o inganni burocratici dietro l’angolo, non possono essere presenti a loro stessi e alla propria famiglia per svolgere il proprio ruolo di genitori come Dio comanda.

In questo tipo di mondo, i bambini vengono abbandonati a loro stessi nella fase piu’ importante e delicata della vita, quella in cui si delineano risposte a domande quali “chi sono?” e “importa a qualcuno che ci sono?”, e quella in cui ancora non si e’ strutturata la capacita’ di sostenere emozioni come paura e dolore.

In questa stessa fase precocissima e fondamentale della vita, attraverso un meccanismo di apprendimento pavloviano, facciamo esperienza delle situazioni di abbandono emotivo, e di come superarle o come conviverci. “Mamma e papa’ non ci sono, e anche quando ci sono e’ come se non ci fossero, fino in fondo, per me”. L’insoddisfazione, la rabbia, il senso di colpa per non essere abbastanza buoni da piacere a papa’ e mamma (se i genitori lo abbandonano o lo rifiutano, il bambino colpevolizza se’ stesso) aumentano e bisogna trovare un modo per far “risalire l’umore”. Il modo per fortuna c’e’, ed e’ il succhiamento non nutritivo.

Come abbiamo detto, il succhiamento non nutritivo funziona anche come surrogato dell’affetto, dell’accudimento empatico, dell’attaccamento, perche’ interagisce con la produzione di molecole, un po’ ormoni un po’ neurotrasmettitori, che vengono naturalmente rilasciate in concomitanza con emozioni di base quali la soddisfazione e il senso di ricompensa tanto importanti per l’apprendimento dei comportamenti. I bambini soprattutto imparano istintivamente quali sono i comportamenti “buoni” o “cattivi”, sulla base delle reazioni approvanti o disapprovanti dei genitori in risposta a loro gesti, espressioni, vocalizzazioni.

Nei comportamenti ed emozioni che hanno a che fare con la ricompensa e gli apprendimenti che essa permette, le molecole in gioco sono in particolare la dopamina e la serotonina.

Secondo Robert Lustig, endocrinologo autore del libro “The hacking of american mind” la dopamina sta al piacere immediato, inteso e di breve durata (microricompensa) come la serotonina sta ad un’emozione di appagamento piu’ di sottofondo, meno impetuosa ma di maggiore stabilita’ e durata che l’autore chiama felicita’.

Per capire meglio la differenza tra piacere e felicita’ nel senso inteso da Lustig, dobbiamo considerare alcune differenze, riassunte nell’immagine sottostante. In sostanza possiamo dire che «il piacere è effimero mentre la felicità durevole, il piacere è viscerale e aumenta la pressione e il battito cardiaco mentre la felicità è più spirituale e rilassante; piacere è prendere (lo vediamo nello shopping compulsivo o nel gioco d’azzardo) mentre alla felicità si arriva con il dare; il piacere può essere ottenuto con sostanze legali o non mentre la felicità è darsi obiettivi e raggiungerli. Ancora, il piacere è una condizione di solitudine mentre la felicità si sperimenta in comunità, gli eccessi del piacere provocano dipendenza mentre la felicità no. È la società in cui viviamo che stimola continuamente i meccanismi della ricompensa immediata» (da “Serotonina VS Dopamina, le “droghe” del nostro cervello”, di Riccardo Alberto Quattrini).

 

 

Nell’occidente tecnologico, individualista e preda dell’usura (G. Accame, “Ezra Pound economista. Contro l’usura”, ed. Settimo Sigillo, 1995; Giacinto Auriti, “Il paese dell’utopia”, Tabula Fati, 2003; M. Blondt, “Schiavi delle banche”, Effedieffe 2004; G. Coogan, “I creatori di moneta”, Edizioni di Ar 1997; G. Simmel, “Filosofia del denaro”, Utet 1984; Adam Smith, “La ricchezza delle nazioni”, Newton & Compton 1976; Bruno Tarquini, “La banca, la moneta e l’usura. La costituzione tradita”, Controcorrente, 2001; S. Tommaso d’Aquino, “Summa theologica”; Francesco Filini, “Il segreto della moneta”, Solfanelli 2018), il peggio che possiamo fare per noi stessi e per la societa’ e’ indulgere in attivita’ in cui la dopamina prevale sulla serotonina.

Il succhiamento non nutritivo, per le sue capacita’ di indurre dipendenza, sembra proprio essere una di queste. Quella che scava il solco per tutte le successive dipendenze. La questione non e’ che bisogna impedire al bambino di ricorrervi; viceversa, bisognerebbe fare in modo che non sia tentato di ricorrervi in continuazione per tutta l’infanzia, per sopravvivere a uno stato di abbandono emotivo.

A questo punto è d’obbligo una precisazione: non intendiamo qui demonizzare necessariamente il succhiamento non nutritivo. Vogliamo però sottolineare una riflessione sul “quanto” i bambino ha necessità di ricorrervi. Se un dato bambino vi ricorre così tanto da alterare il normale sviluppo  dei suoi tessuti scheletrici, come vediamo qui sotto,

 

Quando il palato si deforma e assume un aspetto “a triangolo”, e quando esiste uno spazio tra la punta degli incisivi superiori e la punta degli incisivi inferiori (overjet), allora il bambino ricorre così tanto al succhiamento non nutritivo da essersi indotto delle deformazioni.

 

 

allora possiamo senz’altro dire che il succhiamento non nutritivo di quel dato bambino ha le dimensioni di una dipendenza.

La sconvenienza del piacere “on demand” rispetto alla “felicità”, e quindi della dopamina rispetto alla serotonina, consiste nel loro opposto meccanismo di azione a livello del sistema nervoso centrale, e al fatto che al salire dell’una diminuisce l’altra.

La dopamina viene rilasciata quando si fanno esperienze eccitatorie tali da lasciarci soddisfatti al di sopra delle nostre aspettative. In pratica, se un soggetto ottiene un risultato positivo in un momento o in un contesto in cui non se lo aspetta, la dopamina sale mentre la serotonina tende a diminuire. La dopamina dunque e’ il neurotrasmettitore della soddisfazione insoddisfatta, con tratti di smodatezza.

La serotonina funge da freno. A fronte di cambiamenti nell’ambiente, inibisce le reazioni eccessive stimolate dalla dopamina, e sembra finalizzata a conservare strategie comportamentali gia’ apprese. Permette di attendere un premio con pazienza, e attenua la delusione rispetto agli esiti negativi di un’esperienza al di sotto delle aspettative.

 

La via della serotonina e la corteccia prefrontale

 

La dopamina e’ la fretta scomposta di ottenere un premio, la serotonina e’ la calma e l’accettazione sobria anche nella sconfitta.

La dopamina e’ la rivoluzione, la serotonina e’ la conservazione.

La dopamina favorisce l’individualismo, l’egoismo e la separazione, la serotonina favorisce la comunita’, l’empatia e la partecipazione.

La dopamina e’ il gatto e la volpe, la serotonina il grillo parlante.

In estrema sintesi, e volendo semplificare al massimo,  la dopamina e’ il diavolo, la serotonina l’acqua santa. Non vogliamo con questo significare che la dopamina sia dannosa e che la sua produzione autonoma da parte del corpo umano sia un errore di natura. Il sistema della dopamina e’ utile ma, sfortunatamente, puo’ essere “gabbato” da sostanze e attivita’ capaci di fare in modo che la produzione delle cellule dopaminergiche si prolunghi nel tempo fino al loro esaurimento. In questo senso il problema non e’ nella natura della dopamina o delle cellule che la producono, quanto piuttosto nel bisogno di drogarsi (quindi di provocarsi artificialmente una scarica di dopamina) per superare un vuoto interiore.

Per quanto detto sopra le forze dell’usura, che hanno per il momento soggiogato la forza lavoro (che comprende il sottoscritto e voi che leggete, cioe’ tutti noi genitori di bambini abbandonati a succhiare), implementano in tutti i modi il consumo di strumenti e attivita’ che generino dipendenza. Perche’ quanto piu’ gli individui sono soli e atomizzati, tanto piu’ e’ facile possederli. Per questo l’attacco piu’ grande delle forze dell’usura e’ alla famiglia: perche’ se la famiglia si disintegra, il bambino sara’ un adulto loro schiavo.

Il pericolo della dopamina, o meglio dell’essere assuefatti all’uso di azioni, strumenti o materiali dopanti, e’ che la richiesta di una produzione continua di questa molecola fiacca le cellule che la producono e che la ricevono. Per proteggersi, le cellule riceventi il segnale dopaminico (che si trovano nella corteccia prefrontale) riducono la quantita’ dei recettori. Per cui la “botta” di piacere dato, ad esempio, dalla sostanza stupefacente, col tempo si riduce di intensita’ e ne saranno necessarie quantita’ superiori per ottenere una “botta” intensa come la precedente (da cui il rischio di overdose). La dipendenza inizia quando i neuroni implicati iniziano a morire per l’eccessiva stimolazione da parte di troppa dopamina.

La serotonina, invece, non ha un effetto eccitatorio. La sua attivita’ non implica riduzione del numero dei recettori o dei neuroni serotoninergici. Il tipo di soddisfazione legato alla serotonina non provoca dipendenza, per cui non si rischia un’overdose da “felicità”, per dirla ancora con Lustig. Un suo difetto causa depressione. Sebbene esistano alimenti che contengano suoi precursori, la serotonina non puo’ essere aumentata con strumenti o materiali commerciali, bensi’ coltivando esperienze e frequentazioni positive, spirituali, comunitarie, di vicinanza.

 

 

Per inciso il cibo industriale, in articolare lo zucchero bianco e derivati, il latte pastorizzato da allevamenti industriali,  e i derivati delle farine industriali hanno tutti effetti dopanti più o meno evidenti (per il latte ricordiamo un nostro vecchio articolo, “Bambini adenoidei e latte vaccino” (https://www.bambinonaturale.it/2014/12/bambini-latte-vaccino/?fbclid=iwar2debknan95o56km00bzrwpbr5fu7x_xzsu26jalnzg0encwnvnyxfhosg).

Il meccanismo dell’attivita’ dopante dipende dalla natura delle cellule che producono dopamina. Esistono attivita’ e sostanze dopanti. Le sostanze, piu’ facili da studiare, sembrano essere in grado di sequestrare  e dirottare l’attivita’ dei neuroni dopaminergici, che si innesca in circostanze legate anche al solo prevedere che vi sara’ una ricompensa. Sfortunatamente i neuroni sono fatti per funzionare “come natura crea”, cioe’ sulla base di vere ricompense provenienti dalla natura (addentare una bella mela ad esempio), mentre le sostanze dopanti o droghe agiscono “facendo credere che ci sara’ una ricompensa” o, come si direbbe tecnicamente, simulano una situazione in cui il risultato e’ ancora piu’ piacevole dell’aspettativa (positive dopamine reward prediction). Nel momento in cui avviene il confronto tra risultato dell’esperienza e aspettativa il neurone che produce dopamina, naturalmente, si ferma. Ma questo non succede con le droghe. Con le droghe non si ha a che fare con un’esperienza reale il cui risultato viene confrontato con un’aspettativa, bensi’ l’ingestione di un fake agent che simula un risultato di un’esperienza ancora piu’ positivo della sua aspettativa. Cosi’ il neurone che produce dopamina non interrompe la sua produzione , mentre  permanen la necessita’ di aumentare la dose di dopamina prodotta per ottenere lo stessa soddisfazione con un numero di recettori che la corteccia prefrontale va via via riducendo, per proteggersi. Abbiamo meno informazioni del preciso meccanismo dopante di cibo spazzatura e gioco d’azzardo, ma sappiamo che il forte stimolo sensoriale che producono danno risposte dopaminiche molto forti.

 

 

Il continuo consumo di attività e materiali dopanti, come abbiamo detto, determina una tendenza ad eccedere nel consumo per mantenere costanti gli effetti, con un rischio di overdose soprattutto nel caso di sostanze. Piu’ spesso il consumo cronico induce cambiamenti strutturali nel cervello che riducono la sensibilita’ al piacere. Col tempo cio’ e’ causa di iperreattivita’ alla sostanza o allo strumento dopante, con una EROSIONE DELLA CAPACITA’ DI VOLERE (soprattutto per il consumo di materiale pornografico su smartphone e pc). La naturale evoluzione della dopamina-dipendenza e’ che si diventa dei “rammolliti”. Nella cinematografia un’icona del tipo di individuo che emerge da questi comportamenti e’ il personaggio di Marty McFly Junior nel secondo film di “Ritorno al futuro”.

 

Marty McFly Junior, indimenticabile esempio di giovane rammollito dalla vita troppo piena di comodita’ e di sostanze artificiali nel film “Ritorno al Futuro 2”

 

Schema di andamento temporale di uno stato di tossicodipendenza, con le infauste conseguenze individuali e sociali

 

Il fatto che il meccanismo della dopamina entri in gioco quando il risultato di un’esperienza soddisfacente supera le nostre previsioni (positive dopamine reward prediction) fa si che la iperstimolazione di questo meccanismo costringe l’individuo che ne e’ dipendente a cercare ricompense o soddisfazioni sempre maggiori, creando una situazione di consumo continuo e di insoddisfazione cronica. Non si potra’ smettere di desiderare la nuova auto (anche se la mia e’ ancora in buone condizioni), il nuovo paio di scarpe, la nuova vacanza, fino al nuovo marito o la nuova moglie.

Ogni tipo di ricompensa produce apprendimento nel nostro sistema nervoso e nel nostro essere in generale. Il tipo di apprendimento, cioe’ la “morale” che traiamo alla fine di una esperienza, dipende dal tipo di esperienza e dal tipo di ricompensa.

 

 

Esiste un’interazione tra dopamina, serotonina e cortisolo (l’ormone dello stress). Il vuoto prodotto dalle ferite personali e dalla solitudine, che si considera stress soprattutto se produce reazioni automatiche di attacco o fuga, induce facilmente il desiderio di “tirarsi su”, di “darsi una pacca sulla spalla”. Di qui l’aumento di dopamina che segue al consumo di tutta una serie di attività e sostanze artificialmente ricreativi, tra cui anche i cibi industriali e in particolare quelli dolci. Quanto più la dopamina aumenta grazie al consumo di queste sostanze, tanto più si ridurrà il numero dei recettori della dopamina, con conseguente comparsa della dipendenza. Contemporaneamente si produrrà uno stato di depressione, con riduzione della serotonina, che può anche derivare e/o essere aggravata dalla sindrome metabolica che segue al consumo cronico di alimenti industriali, in particolare derivati dello zucchero bianco, della farina bianca 00, del latte industriale. A seconda dei momenti e delle situazioni si finisce in un pendolo ai cui estremi troviamo la depressione da una parte e l’ansia di soddisfazione immediata dall’altra.

 

 

 

Dr. Andrea Di Chiara

 

RIFERIMENTI

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