APNEE NOTTURNE, DIFFICOLTA’ COGNITIVO-COMPORTAMENTALI, RESPIRAZIONE A BOCCA APERTA NEL BAMBINO POST-MODERNO – prima parte
Riassunto: col presente articolo vogliamo considerare la probabile relazione tra alcuni fatti, descrivendo un’ipotesi che li colleghi. Questi i fatti:
1) i bambini respiratori orali, sono spesso soggetti a ostruzioni respiratorie di varia gravita’ che avvengono durante il sonno e sono note come OSAS,
2) i soggetti affetti da OSAS possono manifestare alterazioni della corteccia cerebrale di specifiche aree funzionalmente specializzate nella cognitivita’ e nella gestione dei comportamenti organizzati (corteccia frontale e prefrontale),
3) la corteccia prefrontale si sviluppa in risposta alla qualita’ dell’attaccamento madre-figlio che avviene entro i primi 18 mesi di vita,
4) i bambini con alterazioni della corteccia prefrontale piu’ facilmente ricercano e rimangono irretiti in comportamenti che generano dipendenza.
La nostra ipotesi e’ che
1) il fallimento del fisiologico attaccamento madre-figlio, che piu’ facilmente si manifesta nelle societa’ urbanizzate e tecnologizzate post industriali, e’ il principale responsabile della crescita disfunzionale della corteccia prefrontale, e rende il soggetto incline alle dipendenze;
2) il bambino fa uso del succhiamento non nutritivo di dita, ciucci, labbro inferiore come surrogato affettivo dell’attaccamento deficitario con la madre. Il succhiamento non nutritivo e’ un’abitudine viziata tipica del bambino adenoideo post industriale, ma anche il prototipo delle future (tossico)dipendenze con cui il futuro adulto post industriale cerchera’ di ottundere l’emergenza percettiva e la consapevolezza del suo personale vuoto interiore;
3) il fallimento del fisiologico attaccamento madre-figlio, tramite un meccanismo patogenetico ipotizzato da R. G. Hamer, innesca l’ipertrofia delle adenoidi, delle tonsille palatine, delle mucose nasali, che rende anatomo-patologicamente difficile o impossibile respirare col naso. Questo tipo di difficolta’, che gia’ si manifesta durante il giorno, sostenuto dalle sopraggiunte alterazioni anatomiche e posturali (respirazione a bocca aperta, facies adenoidea), peggiora col clinostatismo notturno. E’ di notte che gli stati piu’ o meno gravi di apnea possono contribuire a danneggiare la corteccia prefrontale, innescando un circolo vizioso con aspetti cognitivo-comportamentali, anatomici, neurologici, endocrini, immunologici, posturali gia’ descritti in modo abbondante ed esauriente.
In un contesto di ipossia cronica e di mancato attaccamento fisiologico, il succhiamento non nutritivo risponde efficacemente sia innescando un riflesso che aumenta il volume faringeo (quindi aumento on demand del volume respiratorio), sia stimola i circuiti neurologici della ricompensa (dopamina), consentendo al bambino l’autogestione delle esperienze frustranti.
E’ essenziale che la corteccia prefrontale di ogni individuo, che mitiga le nostre paure e le nostre passioni contribuendo a contenerne le reazioni, possa strutturarsi fisiologicamente nel corso dell’infanzia. Perche’ questo succeda, i genitori devono essere presenti alle temporanee crisi che seguono alle inevitabili ferite dell’infanzia; contemporaneamente, non devono essere a portata di mano dei bambini strumenti di contenimento artificiale del senso di vuoto che segue alle ferite. Il bambino deve imparare a gestire fisiologicamente il “male di vivere”, grazie alla presenza empatica, all’aiuto e all’esempio dei genitori (almeno della mamma, fino ai 2 anni), finche’ non si e’ strutturata sufficientemente la corteccia prefrontale, che serve a cognitivizzare le esperienze e organizzare i comportamenti utili a gestire le situazioni frustranti in modo via via piu’ autonomo.
Diversamente, la societa’ si riempie, com eè già avvenuto, di individui sempre piu’ sociopatici, egoisti, tossicodipendenti,incapaci di controllare le proprie passioni (paura, tristezza, rabbia, vergogna, senso di colpa) e di sfruttarle per conoscere se stessi, incapaci di interpretare correttamente le intenzioni e le emozioni degli altri, con ridotte capacita’ empatiche, che nell’altro vedranno il nemico.
In una comunita’ di psicopatici che lottano tutti contro tutti, gli unici che ci guadagnano saranno gli oligarchi a capo della societa’ pseudodemocratica descritta in romanzi come 1984 di George Orwell.
INTRODUZIONE
“I bambini nascono e la loro aspettativa naturale é quella di trovare un padre e una madre che, come frutti maturi, si sono staccati del loro albero di provenienza e hanno inaugurato insieme il loro albero nuovo e originale, che ora ha iniziato a sua volta a dare i suoi primi frutti. Tutto l’ albero padre-madre dovrebbe nutrire il frutto. E invece no. Padre e madre sono frutti acerbi che ancora non si sono staccati dal loro albero di provenienza. Iniziano il loro albero senza consapevolezza e maturità e il frutto che ne esce viene lasciato a cavarsela da solo. Viene abbandonato a surrogati affettivi: ciucci, biberon, telefonini, badanti e altri generatori tecnologici di oppioidi endogeni. Mamma e papa’, anche quando ci sono, e’ come non ci fossero: perche’, ancora prima che con me, non sono mai stati nemmeno con se stessi. Questa é la storia del bambino moderno.”
Anders Sunclair
Esiste un pattern (o sindrome), ossia un modello riconoscibile o (per chi ama i frattali) un “attrattore” che coinvolge la maggior parte dei bambini di oggi (più spesso entro i primi 5 anni di età) nelle comunità occidentali inurbate e tecnologizzate post industriali, così tradizionalmente descritto:
1) respirazione a bocca semiaperta dovuta a ostruzione parziale del naso e/o delle vie aeree superiori, per gran parte del giorno e/o della notte ;
2) succhiamento non nutritivo di dita, labbro inferiore, ciuccio;
3) sonno disturbato da difficoltà respiratorie (OSAS, apnee) e/o risvegli frequenti e più o meno agitati;
4) sovvertimento della dinamica della deglutizione;
5) sovvertimento della postura e della dinamica antropologica facciale (facies adenoidea) e corporea;
6) alterazioni delle capacita’ cognitive, comportamentali, ideative, esecutive di diversa entita’ e qualita’ a seconda degli individui.
Questo pattern, denominato adenoidismo, è stato descritto come sindrome già dalla medicina costituzionale italiana della prima metà del Novecento.
Uno dei sintomi più frequenti, l’ipertrofia delle adenoidi, rendeva ragione del termine, adenoidismo appunto, senza con questo voler significare che il fenomeno patologico fosse riconducibile alla sola ipertrofia adenoidea ,come riduzionisticamente si tende a fare oggi.
Vorremmo qui ricostruire la genesi di questo pattern, mettendo in collegamento fatti ben noti quali
1) l’alterazione morfologica di certe aree cerebrali tipiche NON SOLO dei bambini con disturbi respiratori durante il sonno, ma anche dei bambini con diagnosi neuropsichiatrica di ADHD,
2) il succhiamento non nutritivo come evento di origine dell’abitudine viziata e della dipendenza da succhiamento non nutritivo,
3) la disfunzione dell’attaccamento madre figlio (maternal-child attachment loss) come origine della dipendenza da succhiamento non nutritivo e, secondo una certa ipotesi (Hamer), dell’ipertrofia di adenoidi, tonsille e mucose nasofaringee cui è secondaria l’ostruzione delle vie aeree superiori che caratterizza il bambino adenoideo.
Secondo la nostra ipotesi il bambino adenoideo a bocca aperta, il bambino che dorme male, il bambino dipendente da succhiamento non nutritivo, il bambino con disfunzioni cognitivo-comportamentali/neuropsichiatriche e il bambino che subisce o che ha subito un attaccamento materno disfunzionale, sono lo stesso fenomeno visto da punti di vista differenti.
ALTERAZIONE LOCALIZZATA DELLO SPESSORE CORTICALE CEREBRALE NELL’AREA FRONTALE/PREFRONTALE
L’ostruzione intermittente delle vie aeree durante il sonno, caratteristica di molti bambini adenoidei e/o neuropsichiatrici, ha come risultato la riduzione della pressione sanguigna di ossigeno (ipossiemia) e la frammentazione del sonno. È frequente il riscontro, in questi bambini, di alterazioni delle capacità cognitive e del comportamento. Essendosi constatata anche un’alterazione del volume della corteccia cerebrale, si ipotizza il collegamento tra questa e i suddetti effetti sul sangue e sul sonno, come anche il rapporto causa effetto tra detta alterazione corticale e le conseguenze cognitive e comportamentali.
Le aree cerebrali coinvolte dalla modifica di spessore corticale (che possono essere per difetto = assottigliamenti, o per eccesso = ispessimenti) sono, in particolare ma non solo, il lobo frontale e l’area o corteccia prefrontale.
Il lobo frontale e’ un po’ come il direttore d’orchestra del sistema corticale cerebrale. Un danno al lobo frontale e’ causa di manifestazioni oggi note come sindrome disesecutiva, che influenza sfavorevolmente le capacita’ cognitive dell’individuo.
Il lobo frontale è fondamentale per la funzione motoria, la soluzione dei problemi, la capacità organizzativa, la memoria, il linguaggio, il controllo degli impulsi, il comportamento sociale.
Possiamo dedurre le importanti funzioni del lobo frontale dagli effetti di una operazione chirurgica oggi fortunatamente desueta, nota come “lobotomia prefrontale”, atta a danneggiare tale struttura cerebrale per fini psichiatrici. Come leggiamo in wikipedia, “la lobotomia era un intervento di psicochirurgia… Consisteva nel recidere le connessioni della corteccia prefrontale dell’encefalo… Il risultato più riscontrato era il cambiamento radicale della personalità. La lobotomia era usata in passato per trattare una vasta gamma di malattie psichiatriche come la schizofrenia, la depressione, lo disturbi derivati dall’ansia… “Lo psichiatra britannico Maurice Partridge, che ha analizzato gli esiti della lobotomia su più di 300 pazienti, affermava che i miglioramenti derivanti dalla suddetta pratica neurochirurgica dipendevano da “una riduzione della complessità della vita psichica” dell’individuo.
Per definire la lobotomia prefrontale e i suoi risultati, l’americano Walter Jackson Freeman II, uno dei principali praticanti la lobotomia tra gli anni ’40 e gli anni ’50, coniò il termine di “infanzia indotta chirurgicamente“. Freeman optò per questa terminologia, perché era convinto che, dopo l’intervento, i pazienti tornassero ad acquisire una “personalità infantile”. Sempre secondo le idee di Freeman, la regressione della personalità era il punto di partenza per la guarigione: è più facile, infatti, influenzare e correggere i comportamenti di un bambino che non quelli di un adulto. Nella maggior parte dei casi, la lobotomia comportava un calo della spontaneità, della reattività, della consapevolezza di sé, dell’autocontrollo e dell’iniziativa, una spiccata tendenza all’inerzia, un assopimento dell’emotività e una restrizione delle capacità intellettive.” (Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/lobotomia.html).
L’area prefrontale partecipa alla funzione organizzativa, all’attenzione, allo sviluppo della personalità. Ricordiamo qui brevemente, per utilita’ e completezza, le 9 funzioni dell’area prefrontale da un punto di vista psichico ed emotivo:
1, equilibrio del SNA (Sistema Nervoso Autonomo) nei suoi distretti simpatico e parasimpatico;
2, comunicazione presente alle istanze di altri esseri umani ;
3, regolazione delle emozioni;
4, flessibilità nella scelta delle possibili risposte ad uno stimolo;
5, empatia;
6, autoconsapevolezza;
7, soppressione della paura (fibre nervose GGABA dirette all’amigdala);
8, intuizione, ossia conoscenza al di là del ragionamento logico;
9, moralità, ossia comportamento basato sull’empatia.
L’area prefrontale continua la sua maturazione fino almeno ai 20 anni di età (secondo altri, fino ai 25; non a caso, il premio per le assicurazioni RC auto costa di piu’ per gli under 25: statisticamente fanno piu’ incidenti a causa della non completa capacita’ di organizzare i comportamenti propri e prevedere quelli altrui, per via del fatto che l’area prefrontale deve terminare la maturazione), per cui un suo danno precoce può destabilizzare il pieno sviluppo cognitivo, con danni alle capacita’ di prendere decisioni ed usare il pensiero critico. Lesioni dell’area prefrontale nell’emisfero sinistro portano piu’ spesso ad apatia, isolamento, disinteresse per lo scambio sociale, difficolta’ nell’elaborazione del linguaggio; lesioni nell’emisfero destro sono associate, al contrario, a disinibizione emotiva, comportamento sessuale inappropriato e reazioni immediate agli stimoli.
Esistono sotto-aree dell’area prefrontale che, se interessate, possono differenziare il comportamento neurodisfunzionale: danni alla corteccia prefrontale dorsolaterale sono associati a incapacita’ di pianificare e risolvere problemi complessi, rigidita’ cognitiva e difficolta’ a svolgere attivita’ motorie; danni alla orbitofrontale causano disinibizione, aggressivita’ e incapacita’ di adattarsi alle norme sociali; danni alla cingolata anteriore portano all’apatia e alla mancanza di iniziativa e di comportamento spontaneo.
Si riconosce che la sindrome frontale o disesecutiva si manifesta in forma acquisita per lesioni e ictus. Certa letteratura attenta agli effetti collaterali delle vaccinazioni insiste sul fatto che questo tipo di pratica medica possa procurare lesioni cerebrali in grado di motivare tali (e altri) sintomi neuropsichiatrici. Lasciamo ad altri piu’ competenti la valutazione di queste possibilita’ cliniche perche’ riteniamo che siano molto piu’ frequenti le occasioni di lesione procurate da un attaccamento materno non fisiologico, tipico di una societa’ come la nostra, in cui moltissimi sono gli stimoli sociali e i suggerimenti mediatici pretestuosi per sconsigliare addirittura la maternita’ stessa.
Oltre alla corteccia prefrontale si sono osservati coinvolgimenti atrofici anche alla corteccia parietale, responsabile dell’integrazione multimodale delle afferenze sensitive; al lobo temporale, anch’esso coinvolto nel linguaggio; al tronco cerebrale, vitale per la regolazione cardiovascolare e respiratoria.
LE ARTERAZIONI CEREBRALI, COMPORTAMENTALI E DEL SONNO COME MANIFESTAZIONI COMUNI A BAMBINI CON DIVERSE DIAGNOSI
È importante sottolineare che non tutti i bambini con OSAS dimostrano alterazioni dello spessore della corteccia cerebrale, né tantomeno disfunzioni cognitivo comportamentali. Questo deve farci riflettere sul fatto che
1) le alterazioni cerebrali più o meno visibili, più o meno coincidenti con disfunzioni cognitivo comportamentali, non sono necessariamente la causa di queste ultime e
2) dette alterazioni cerebrali sono piuttosto e verosimilmente una manifestazione secondaria ad un alterato rapporto tra il bambino e il caregiver primario, che quasi sempre e’ la mamma.
E’ interessante notare che analoghe disfunzioni cognitivo comportamentali possono essere condivise sia dai bambini affetti da OSAS, sia da bambini con diagnosi di ADHD (o disordini neuropsichiatrici funzionalmente analoghi), sia dai bambini adenoidei.
È altrettanto interessante sottolineare che sia “gli OSAS” sia “gli ADHD” sono bambini a bocca aperta tanto quanto gli adenoidei; ma anche che, tradizionalmente, la sindrome adenoidea annovera tra i propri sintomi il sonno disturbato con russamento e i disordini cognitivo-comportamentali.
L’ipotesi che spontaneamente emerge e’ che si stia parlando di bambini con diverse manifestazioni di una stessa problematica, inseritiriduzionisticamentein caselle diagnostiche diverse sulla base dei sintomi prevalenti.
Il bambino affetto da una data patologia ha maggiori probabilita’ di essere esaminato dallo specialista che si occupa dei sintomi di tale patologia. Questo “specialista sintomatico di competenza” assegnera’ una diagnosi e una terapia sintomatica. Quanto piu’ la diagnosi sara’ “sintomatica”, tanto piu’ il percorso terapeutico sara’ orientato non a risolvere le cause ma a contenere i sintomi; i rimedi sintomatici spesso danno dipendenza (vedi recentissimo caso Fentanyl) e presentano non pochi effetti collaterali, come da bugiardino.
Mentre gli individui adulti affetti da OSAS vanno incontro a un deficit delle capacità organizzative che non può essere semplicisticamente imputato alla sonnolenza (ciò si manifesta indipendentemente dalle capacità visive e verbali, che possono rimanere pressoché normali), nei bambini affetti da OSAS si manifesta ed è misurabile una ridotta capacità di inibizione e di autoregolazione di stati emozionali e di eccitazione. Lo stesso schema comportamentale si osserva nell’ADHD. Alterazioni residue delle capacità organizzative si notano anche nei soggetti trattati con la CPAP, ossia la ventilazione meccanica a pressione positiva continua con cui si può superare artificialmente l’incapacità di respirare efficacemente durante il sonno.
È interessante notare che la corteccia prefrontale (quella, lo ripetiamo, che partecipa alla funzione organizzativa, all’attenzione, allo sviluppo della personalità, e che continua a organizzarsi fino almeno ai 20 anni) sembra essere la regione corticale maggiormente in uso durante la veglia, per cui ha bisogno del massimo riposo per ricaricarsi durante il sonno, durante il quale si disconnette da collegamenti funzionali con altre aree cerebrali. Esperimenti sulla deprivazione del sonno effettuati su adulti testimoniano che la corteccia prefrontale va incontro a cambiamenti metabolici e neurochimici se, appunto, non può ricaricarsi.
Esistono comunque differenti effetti clinici delle OSAS a seconda delle età: i bambini sono maggiormente coinvolti da comportamenti iperattivi e poco controllati (tipo ADHD), ma questo effetto tende a svanire nell’adulto OSAS, trasformandosi in sintomi di disattenzione e di ridotta capacità di giudizio riguardante le conseguenze future di azioni attuali. Questo tipo di disfunzioni cognitive portano l’adulto piu’ facilmente ad una condizione oggi nota come “analfabetismo funzionale”, definito nel 1984 dall’UNESCO come “la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare, e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella societa’, per raggiungere i propri obbiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialita’”.
Dato per assodato quanto sopra, i medici specializzati nei disturbi del sonno dovrebbero verificare, o quantomeno richiedere a uno psicoterapeuta, dati riguardanti l’efficienza psicologica e cognitiva del paziente affetto da OSAS, soprattutto se bambino. Al di la’ della sonnolenza diurna andrebbero indagate le capacita’ organizzative che dovrebbero essere quantificate direttamente, piuttosto che impiegare test per la valutazione cognitiva di base, o test come quelli d’intelligenza, che valutano solo indirettamente dette capacita’ organizzative.
Allo stesso modo pazienti pediatrici che presentano difficolta’ esecutive, organizzative, deficit di attenzione/concentrazione, iperattivita’, impulsivita’, labilita’ emotiva ecc. dovrebbero essere valutati quanto a qualita’/quantita’ del sonno, con particolare attenzione alla capacita’ di respirare col naso a bocca chiusa e silenziosamente di giorno e, soprattutto, di notte. Quando si presentasse una comorbidita’ tra disordini neuropsichiatrici /cognitivi e disturbi respiratori del sonno, questi ultimi non possono non essere considerati e trattati, come normalmente succede, dal neuropsichiatra. Non sono pochi i bambini che hanno migliorato sensibilmente o risolto disturbi cognitivi e comportamentali dopo aver migliorato la qualita’ della respirazione e del sonno.
Dr. Andrea Di Chiara
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